Pillole dello psicologo – Dott.sa Zevola Rossella #comegestirelapaura

Come gestire la paura. 

Il diffondersi dell’epidemia e dello stato di emergenza da Covid-19 in un numero crescente di paesi e l’aumento della percentuale dei decessi ad essa collegati, hanno determinato l’imposizione del distanziamento e dell’ isolamento sociale come due delle principali misure di prevenzione dal contagio, catapultandoci in un profondo stato di incertezza. 

 

“IO RESTO A CASA” 

è diventato il motto che accompagna, ormai, la nostra quotidianità. 

Lo sentiamo pronunciare ogni giorno. 

La vita nella società odierna si svolge con ritmi frenetici ed è ovvio che una tale limitazione della libertà tende ad avere un notevole impatto sulla sfera psicologica e sociale di ogni individuo imponendo di modificare in modo radicale comportamenti ed abitudini e richiedendo uno sforzo significativo sia a livello fisico che mentale. 

L’impossibilità di essere produttivi e di interagire con gli altri nel modo in cui siamo abituati genera un profondo stato di stress e frustrazione. 

In un tale scenario, la perdita della razionalità è un rischio concreto. 

Quali emozioni? 

Le emozioni sono definite come “stati complessi di sentimenti che influenzano il pensiero ed il comportamento” e svolgono un ruolo fondamentale a livello evolutivo. 

Le emozioni che stiamo provando in questo delicato momento storico sono diverse ma quella che più ci accomuna tutti è certamente la paura: 

 la paura di contrarre il virus o contagiare altre persone; 

 la paura di ammalarsi gravemente; 

 la paura di non tornare mai più ad una vita normale. 

 

Cos’è la paura? 

La paura è un’emozione di base fondamentale di per sé non negativa dal momento che viene attivata dalla percezione di un pericolo. 

Essa risulta, dunque, funzionale alla nostra sopravvivenza. 

La paura è un motore che ci spinge all’azione. 

“Avere paura” ci permette di reagire davanti ad un pericolo o ad una minaccia e di decidere quale reazione sia più utile per metterci al riparo. 

In questo senso essa è una nostra alleata in quanto è in grado di fornirci l’energia necessaria per superare una situazione che ci spaventa e proprio per tale motivo non va rifiutata ma accolta ed elaborata. 

Ma… 

… cosa accade quando la minaccia è percepita con un’intensità eccessiva e il pericolo da contrastare è rappresentato da un nemico invisibile come può essere appunto un virus vissuto come facilmente trasmissibile ed incontrollabile? 

A causa di un profondo senso di impotenza, la mente inizia a porsi sempre più interrogativi a cui non riesce a dare una risposta concreta ingigantendo sempre di più il problema fino ad attivare comportamenti impulsivi ed irrazionali connessi ad elevati livelli di ansia. 

Così la paura perde la sua funzione adattiva e diventa un meccanismo fallato. 

Quanto sono a rischio? 

Mi posso fidare delle autorità e delle istituzioni? 

Che cos’è una “zona rossa”? 

Perché posso attuare solo spostamenti limitati? 

Rischio di morire se non rispetto le regole? 

 

Non siamo fatti per reggere situazioni di tensione troppo a lungo e tutto questo ci pone in un continuo stato di allerta che viene sostenuto dal pensiero costante che qualcosa di irreparabile e su cui non abbiamo alcun tipo di controllo stia per accadere a noi e alle persone che amiamo. 

Il sistema di allerta è andato in tilt! 

In questi casi, la paura però continua a svolgere un ruolo di difesa per l’individuo essendo comunque espressione di un conflitto interiore. 

Essa va, dunque, ascoltata per capire cosa vuole dirci. 

Il punto fondamentale su cui riflettere non è tanto il fatto di avere paura ma la reazione che si attiva in risposta ad essa. 

In un caso la paura può spingerci ad una maggiore assunzione di responsabilità attraverso l’attuazione di comportamenti funzionali alla gestione corretta del problema. 

Nel caso opposto invece, può indurci a porci sulla difensiva spingendoci ad attuare comportamenti impulsivi di tipo disfunzionale come scappare o sentirci immuni fingendo che il pericolo non sia reale o che toccherà soltanto gli altri. 

In questo senso la paura ci sta creando dei limiti. 

Bisogna allora re-agire per riprendere il comando della nostra vita. 

Che cosa fare? 

Da un punto di vista psicologico, la metabolizzazione di una situazione di arresto della normalità e di “sospensione del mondo” come quella che stiamo vivendo può differire da soggetto a soggetto e anche laddove i messaggi sulla prevenzione siano stati compresi, l’impegno va orientato ad alleviare gli effetti generali e il disorientamento che uno stato di quarantena comporta sull’individuo alimentandone la paura. 

Le strategie da utilizzare in tal senso sono orientate al non farsi sopraffare dalla situazione, analizzando il problema in modo razionale, attenendosi ai dati scientifici e provando a vivere la condizione di paura in modo intelligente e responsabile così da attuare comportamenti adeguati. 

Attivazione funzionale. 

 

  • Rispettare le regole imposte. 
  • Seguire la regola è essenziale perché attuando i giusti comportamenti di prevenzione si riescono anche a limitare i pensieri intrusivi relativi al contagio.
  • Accettare di andare in ansia pensando che quello che sta accadendo non è un fenomeno personale ma collettivo, che ci riguarda tutti. 
  • E’ bene quindi confrontarsi anche con gli altri per condividere pensieri ed opinioni. 
  • Evitare di dedicare ore alla ricerca ossessiva delle informazioni relative alla pandemia. Limitare la raccolta delle informazioni a due momenti della giornata evitando di farlo subito prima di andare a dormire. 
  • Non modificare eccessivamente le routine quotidiane per mantenere uno stato di equilibrio (non alterare il ritmo sonno-veglia, seguire una dieta sana ed equilibrata, organizzarsi per svolgere attività fisica a casa sviluppando endorfine, i cosiddetti ormoni del benessere, vestirsi e prendersi cura del proprio corpo). 
  • Tenere un diario dei pensieri, e costruire una nuova quotidianità dedicandosi a diverse attività come leggere un buon libro o coltivare un nuovo hobby. 
  • Non cedere all’ isolamento emotivo e mantenere gli affetti e le relazioni sociali attraverso l’uso delle nuove tecnologie per diminuire gli effetti del distanziamento e dell’isolamento sociale. 
  • Focalizzarsi solo su ciò che è possibile controllare, ovvero il proprio comportamento (non posso controllare se gli altri rispettano o meno le regole ma posso determinare ciò che è importante che faccia io per il mio benessere e per quello di chi mi sta vicino). 
  • Non assumere comportamenti irrazionali ed allarmistici (es.: fare grandi scorte alimentari e di disinfettanti di vario genere). 
  •  Non occupare la mente con pensieri relativi alla durata della pandemia.  Dato che nessuno può sapere quanto durerà è importante non ragionare a lungo termine ma organizzare il tempo giorno per giorno. 
  • Non avere timore o vergognarsi di chiedere aiuto quando i livelli di ansia sono troppo elevati e prevale un senso di sopraffazione. 

 

Cosa resta? 

La possibilità di essere …migliori. 

La presa di coscienza della fragilità umana non deve distoglierci dal concentrarci sulla “vita” e su ciò che ci fa stare bene … nonostante tutto. 

La paura è uno strumento attraverso il quale entrare in contatto con la vita stessa ed imparare a conoscersi e ri-conoscersi. 

Le esperienze negative, anche quelle percepite come impossibili da superare, non devono limitarci dallo scorgere in quella che è una minaccia anche un’opportunità di rinascita e di crescita personale e collettiva. 

Ogni sfida, per quanto folle e complessa possa essere, contiene sempre in sé degli insegnamenti ed un invito a non mollare e a superare i propri limiti oltre che uno spazio da dedicare al risveglio interiore. 

Quando tutto questo sarò finito, avremo capito di: 

 

  •  poter fare affidamento su importanti risorse interne capaci di mobilitare strategie utili per andare avanti come il coraggio, la determinazione, la capacità di adattamento e la resilienza; 
  •  essere capaci di scorgere in una situazione di estrema emergenza un’occasione di arricchimento personale utile a rivedere le priorità e a rivalutare la scala dei valori; 
  • differenziare ciò che è davvero importante da ciò che non lo è;  “sentire di più” ed essere capaci di un contatto più profondo con sé stessi e con l’altro; 
  •  dare maggiore importanza in particolar modo a quello che si è capito che poi così scontato non è: un pianeta più vivibile, una passeggiata, uno sguardo e persino … la libertà. 

 

Nella frenesia quotidiana della società moderna in cui si mangia di fretta, si dorme poco e i ritmi sono sempre più serrati, siamo stati attaccati da qualcosa di microscopico ed invisibile che sta mostrandoci forse quanto fossimo in errore e l’importanza di fermarci invece di continuare ad annaspare. 

Per concludere … 

Oltre il buio di ogni difficile prova c’è la luce di un’alternativa: prendere consapevolezza di sé, delle proprie abitudini e del rapporto con l’altro ad un livello più profondo per migliorarsi e migliorare il mondo circostante. 

Facciamone tesoro.